LA BEATA VERGINE MARIA

I primi eremiti del monte Carmelo costruirono in mezzo alle loro celle una cappella dedicata alla beata Vergine Maria. Con questo gesto la presero come loro patrona, promettendo il loro fedele servizio mentre aspettavano da lei la sua protezione. Per ogni Carmelitano Maria è sempre presente nella propria vita, guidandolo e proteggendolo nel suo ossequio a Gesù Cristo.
Per molti secoli lo scapolare del Carmine ha raccolto simbolicamente il significato spirituale della relazione dei Carmelitani con la beata Vergine Maria. Portare lo scapolare è un segno di consacrazione a Maria, la Madre di Dio, ed è un simbolo che invita a rivestire le virtù di Maria e ad accettare la sua protezione.

Nella Vergine Maria i Carmelitani trovano l’immagine perfetta di tutto ciò che sperano: di entrare in una relazione intima con Cristo, essere totalmente aperti alla volontà di Dio e lasciare che la vita venga trasformata dalla Parola di Dio. I Carmelitani hanno sempre considerato Maria la Patrona dell’Ordine è detta anche Madre e Decoro. I Carmelitani vivono in intimità spirituale con lei affinché possano imparare da lei a vivere come figli di Dio.

Veneriamo con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, alla quale l’Istituto è dedicato e che la beata Maria Teresa usava chiamare “mia cara Mamma”; per Lei, principale Patrona e immagine perfetta di tutto quello che speriamo e desideriamo essere, nutriamo una tenera e filiale devozione.

 

 

 

IL PROFETA ELIA

La memoria di Elia fu tenuta viva in modo particolare sul Monte Carmelo, dove, secondo il racconto nel Primo Libro dei Re capitolo 18, il sacrificio di Elia, consumato dal fuoco proveniente dal cielo, ha mostrato al popolo che Yahweh era il vero Dio.

Da Elia, i Carmelitani imparano a sentire la voce di Dio nel silenzio e nell’imprevedibile.

Cercano di essere aperti alla Parola di Dio per trasformare la mente e il cuore affinché il modo di vivere ed operare sia profetico a imitazione del nostro padre Elia.

 

 

 

 

LA BEATA MARIA TERESA DI GESÚ, SCRILLI

Elemento biografico centrale è, per la Beata Maria Teresa Scrilli, il culto della divina presenza, avvertita, respirata, gustata, vissuta e irradiata, nelle traversie di un’opera, la fondazione dell’Istituto Religioso, con animo grato, sere­no e fiducioso nel Signore, che era l’Assoluto della sua vita, fin dai primissimi anni della sua storia terre­na. (…)

Il suo cammino verso la santità, evidenziava due co­ordinate: quella verticale, che la univa sempre più intensamente e strettamente a Dio, e quella orizzontale che la impegnava instancabilmente verso il prossimo, amato di un amore tenero, generoso e capace di ogni sacrificio ( ad es. bambina, rinunciava al pane per donarlo ai poveretti; da adulta, i sacrifici per gli altri erano quotidiani).

 L’obiettivo della Madre era la santità, che cercava di conseguire nella docilità assoluta all’azione dello Spirito; e con un impegno e stile di vita connotato da cinque aspetti principali.

  • Radicalità del suo donarsi quotidiano alla volon­tà di Dio.

La Madre Scrilli si donò senza remore e senza riserve al Dio sommamente amato, abbandonandosi al suo amore, fiduciosamente obbediente alla sua volontà, anche quando questa si presentava umanamente dura e insostenibile.

  • La preghiera intesa come dialogo aperto, quotidiano, confidenziale con Dio.

Un dialogo che, ovviamente, parte dall’ascolto. Ella viveva la preghiera; pregava con la vita. La Voce interiore dello Spirito Le ricordava costantemente quello che era e quello che da Lei voleva, donandole il carisma di fondatrice. Arricchiva le sue giornate della parola di Dio, nella meditazione, nella liturgia e nella preghiera.

  • L’ottimismo nel considerare storia, persone, avvenimenti e cose.

Era convinta della necessità di una conversione continua e di una purificazione che, grazie all’azione trasformante dello Spirito, la aiutasse nel cammino verso la santità. Ella era nella gioia, perché era in Dio.

  • Santità e vita di tutti i giorni: un binomio inscindibile nella quotidianità di Suor Maria Teresa.

Ella sapeva coniugare l’anelito verso la santità con i pensieri di bene, e con le azioni di ogni giorno dettate dalla carità, facendoci capire che rispondere all’invito di Dio ad essere santi, a seguire Cristo, a fidarsi di Lui, genera un senso di appagamento.

  • Condividere i patimenti di Cristo. Assiduamente meditati e contemplati la conducono sulla via della imitazione e della partecipazione. ”Soffrire per amore è il suo desiderio” (Direttorio art. 11)

La Beata Maria Teresa Scrilli,  dice a chiara voce che “la santità è possibile”.

 

 

SAN GIUSEPPE

Nell’Ordine Carmelitano la venerazione dedicata al San Giuseppe appare già nel XIV sec, ma più ampiamente si diffonde nella seconda metà del XV secolo. I Carmelitani sono stati i primi ad inserire nel messale e nel breviario la celebrazione solenne in suo onore. Santa Teresa di Gesù ha ampliato questo culto al Santo con grande profitto per tutto il Carmelo e per la Chiesa universale. Nel 1980 i Carmelitani hanno dichiarato San Giuseppe protettore primario dell’Ordine. In San Giuseppe troviamo un legame profondo con la nostra spiritualità carmelitana e scrilliana, che ci aiuta a vivere da credibili seguaci di Cristo. È Maestro dell’ascolto, di preghiera e modello della contemplazione nell’azione; Ci insegna il profondo senso del silenzio e dell’ascolto della Parola di Dio per crescere nell’amore verso Dio e verso il prossimo. È modello di come mettere al centro della nostra vita Maria e Gesù e di fedeltà alla missione affidataci.

La nostra Fondatrice Beata Madre Maria Scrilli scrisse in una delle lettere: “Non ti parlo della devozione al glorioso S. Giuseppe, perché mi pare che tu non ne possa avere di più. Ed io mi riposo per te nella sua valevole protezione, e ti metto sotto il manto di M. SS. Nostra cara Madre.”  (Scritti; Le lettere, 30/10/82) e la Co-fondatrice Madre Maria Mosca sperimenta nella vita il suo sguardo paterno pieno di amore e di conforto. Lei invocando la protezione di Maria Santissima chiedeva anche la grazia  a san Giuseppe: “Mi studio di staccarmi dai miei pensieri, dai miei desideri, dal mio amor proprio, ma da me non guadagno proprio nulla: mi raccomando molto a Gesù, Maria, Giuseppe che trasformino l’anima mia.” (Memorie della Madre Maria di Gesù, pag. 38)

 

 

MADRE MARIA MOSCA, Co-fondatrice

La vita di Madre Maria (al secolo Clementina) Mosca fin dalla sua giovinezza caratterizza una  straordinaria intelligenza e vivacità. Le persone  che incontrò – tra esse il Bea­to F. Fortunato Barriliozzd  e il Venerabile Benvenuto Bambozzi – la aiutano e riescono a formare in lei un cuore di bontà, di semplicità e di sensibilità.

Madre Maria Mosca nutriva profonda devozione alla Madonna Santissima. Con questa testimonianza vissuta in relazione da figlia che si affida a Lei  già nella sua età giovane, ci lascia un insegnamento  che avendo Lei come Madre  possiamo avvicinarci più a Gesù.

Nel 1888 si incontrò con la Madre Maria Teresa Scrilli che dopo la sua morte seguì le sue orme e procedette come guida dell’Istituto. Ha vissuto la sua missione come un apostolato consolidando la missione della Fondatrice.  

Il suo programma di vita era: “Dare anime a Gesù e Gesù alle anime”. Questo zelo scaturiva dalle ore di adorazione che trascorreva  davanti al Santissimo Sacramento che chiamava  “sorgente di grazie”.

 

 

SANTA MARIA MADDALENA DE’PAZZI  (*12 aprile 1566 – +25 maggio del 1607)

Fin dalla fanciullezza dimostrò senso profondo della presenza di Dio, amore ardente all’Eucarestia e forte inclina­zione per lo spirito di penitenza. Su consiglio del suo confessore, fu ammessa alla prima comunione, contrariamente ai costumi dell’epoca. A diciassette anni venne accettata dalle monache carmelitane di S. Maria degli Angeli di Firenze, sua città natale. (…)

A una intensa vita spirituale unì la coscienziosa osservanza dei voti religiosi, e condusse una vita nascosta di preghiera e abnegazione. Fu presa dall’ «ansiato desiderio» del rinnovamento della Chiesa: urgenza della riforma e anelito dell’espan­sione, offrendosi perché i «cristi» (i sacerdoti) fos­sero di nuovo luce del mondo e gli infedeli ritor­nassero nel grembo della Chiesa. «Chiave di volta del suo edificio spirituale (sviluppato però in modo non propriamente organico) è l’amore: creati da Dio per amore e con amore, è per tale via che dob­biamo tornare a lui; l’amore è la misura del pro­gresso nel ritorno dell’anima a Dio. La principale funzione dell’amore è di unire l’anima a Dio. La vita spirituale è come un circolo, animato dall’amore, che in Dio ha il suo punto di partenza e di arrivo». S. Maria Maddalena de’ Pazzi fu anche teneramente devota della Madonna e contribuisce notevolmente ad approfondire la devozione maria­na carmelitana alla “Vergine Purissima”, afferman­do che la bellezza di Maria fu la sua purità, che la unì col Verbo nella divina maternità. (cfr. Pietre vive… nel Carmelo, Emanuele Boaga, O.Carm. pag. 186-187)